don Nicola Modarelli

Da tempo nella chiesa si parla di cammino sinodale. Cosa significa sinodo se non camminare insieme verso un’unica meta: Gesù Cristo. La Chiesa, cioè noi battezzati, deve guardare al di là di se stessa, al vasto mondo verso il quale portare il Vangelo.

Tutti i fedeli sono deputati ad evangelizzare, non è quindi pensabile che nella chiesa si prendano decisioni importanti senza che si convergano con autorevolezza coloro che ogni giorno, nella vita della famiglia, del lavoro e delle relazioni sociali sono chiamati a portare al mondo la testimonianza della fede. Nei primi secoli, chi ha diffuso la fede nel mondo non sono stati principalmente i vescovi, i preti o i diaconi, ma i fedeli comuni. La ricchezza dei carismi dei fedeli si manifesta là dove essi vivono e operano. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello spirito per il bene comune. Se la chiesa intende darsi una forma che la protenda all’evangelizzazione, scopo principale della sua esistenza nel mondo, come potrebbe farlo senza dare voce autorevole nelle decisioni a coloro che hanno quotidiana esperienza, sorretta dallo Spirito Santo, dell’incontro sul campo con i destinatari principali della sua missione. L’impostazione di un metodico ascolto dei fedeli dovrebbe porre attenzione non solo alla diversificazione dei loro carismi e delle loro esperienze di vita, ma anche alla grande varietà delle forme con cui i credenti sentono la loro appartenenza alla chiesa.

Un primo gruppo assai ristretto è quella dei fedeli che collaborano alla sua vita interna. Un secondo gruppo è di coloro che partecipano alla messa domenicale. Un terzo gruppo comprende la maggioranza dei battezzati, è costituito da quanti ravvivano un loro legame con la chiesa solo nella tradizionale richiesta dei sacramenti per sé e per i figli. Dentro questo gruppo non possiamo trascurare quelle persone che sono un piede dentro e uno fuori, dalla fede incerta. Un aspetto delicato è costituito da coloro che restano ai margini della chiesa e quanti se ne sono decisamente estraniati che hanno molto da dire sugli ostacoli che la chiesa stessa rischia di porre sul cammino dell’evangelizzazione e sulle riforme che oggi le si impongono. Il pericolo del cammino sinodale è che l’ascolto da estendere a tutti, poi si limiti alla prima categoria dei fedeli e ai problemi interni della comunità. Si ricadrebbe nel cerchio chiuso di una chiesa che ascolta sé stessa, interessata all’autopreservazione piuttosto che alla missione per la quale il Signore l’ha voluta.