Gennaio 2021

don Nicola Modarelli

“ E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Questa frase riassume che la notte di Natale è destinata a cambiare la storia. Con l’incarnazione, il Figlio di Dio si è unito in un certo modo ad ogni uomo, ha agito con la volontà di uomo, ha amato con cuore di uomo. Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorchè nel peccato.

don Nicola Modarelli

La Lettera apostolica “Patris Corde” (“Con cuore di Padre”) che Papa Francesco ha offerto alla Chiesa in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale offre l’occasione di volgere lo sguardo su colui che i Vangeli ci presentano come il padre di Gesù, colui cioè che lo ha custodito, amato, educato, protetto, avviandolo, insieme alla madre Maria, a compiere l’opera di misericordia di Dio Padre.

dott.ssa Carmela Genovese

Dall’ inizio della crisi sanitaria in Italia, una delle conseguenze più trascurate a livello sociale è il malessere psicologico diffuso che l’epidemia ha provocato in gran parte della popolazione, ma c’è anche un altro aspetto che è quello della “negazione e della rimozione”. La pandemia ci mette in contatto con la morte, mette in crisi il nostro senso dell’esistenza, ma una delle reazioni possibili a questo è la rimozione, fino ad arrivare ai fenomeni di negazionismo, di chi minimizza il pericolo o mette in atto comportamenti antisociali, come la trasgressione delle norme di sicurezza”.

Marietta Di Sario

“Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazareth, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”.

di Roberto Bonin

“Non tutti i mali vengono per nuocere”, dice un famoso detto italiano. E così è stato anche per la pandemia di Covid-19, e in particolar modo se la si analizza dal punto di vista della diffusione digitale. È sotto gli occhi di tutti, difatti, che l’attuale situazione di emergenza sanitaria abbia fatto fare al nostro Paese quel grande salto in avanti, in fatto di lotta al digital divide, che si aspettava da tempo. Finalmente – ed è proprio il caso di dirlo – i prodotti, i servizi, e soprattutto la “cultura”, digitale ha conquistato definitivamente tutti gli italiani, facendogli abbracciare nuovi stili di vita e nuovi paradigmi tipici dell’era informatica. Rispetto a Paesi più digitalmente avanzati, il Belpaese è sempre apparso come il fanalino di coda, e non solo in Europa ma nel mondo intero, superato anche da nazioni apparentemente meno avanzate.

di Francesca Caputo

Ogni individuo reagisce in modo differente agli effetti devastanti di un trauma, sia esso causato da una perdita affettiva, da un disastro ambientale o nel nostro caso specifico da una pandemia globale. Come hanno reagito gli italiani alle fasi della “chiusura” decretata dallo Stato ci è noto soprattutto dai social: alcuni hanno scoperto che il pane non nasce nei sacchetti di plastica, ma da lievito, acqua e farina; altri hanno preso contatto per la prima volta con l’ambiente naturale che li circonda; in molti, invece, hanno compreso che sono le relazioni umane a muovere il mondo e non l’accumulo di ricchezze.
Io, cari lettori, scelgo l’arte come terapia emotiva.

Avv. Giuditta Lamorte

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha qualificato l’attuale situazione epidemiologica come “pandemia”, riconoscendo al virus una rapida capacità di diffusione, tutto questo ci porta a rivalutare e rimodulare tutte le nostre priorità e i nostri diritti fondamentali, pur di tutelare il diritto alla salute.