Carissimi Sanchirichesi,
siamo alle poter della festa; il momento centrale della nostra vita di fede, celebrare i nostri amati protettori: San Chirico e Santa Sinforosa.
Momento fondamentale perché ci riscopriamo cristiani in cammino verso la salvezza.


Questo significa celebrare i santi: chiedere a loro di indicarci la strada per farci fare esperienza di Dio. Loro lo hanno fatto e per questo non sono mai passati di moda. Sono sempre attuali a distanza di secoli da quando hanno testimoniato la fedeltà a Cristo con il martirio.

La prima domanda che Gesù rivolge nel vangelo di Giovanni è: chi cercate? L’ultima domanda che Gesù rivolge ad una persona è: chi cerchi? Tra queste due domande si gioca la nostra libertà. Se qualcuno vuol venire dietro di me, dice Gesù; solo se lo desidera, non ci sono imposizioni. Se lo vuole rinneghi sè stesso e mi segua.

C’è un secondo incipit nei vangeli: Gesù ha trent’anni; è arrivato il momento di lasciare la sua vita quotidiana per cominciare una nuova, di rinnegare sè stesso, lo sconosciuto e tranquillo carpentiere di un piccolo paese di provincia e abbracciare il suo destino.

Per presentarsi al mondo sceglie di farsi battezzare nel fiume Giordano da Giovanni. Un gesto di estrema umiltà. Quando esce dall’acqua i cieli si squarciano e si ode una voce: Tu sei il figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento.

Queste parole arrivano tanto per lui quanto per noi. Non solo siamo amati, a prescindere da meriti e doti, prima di qualsiasi nostra risposta, azione, comportamento, noi siamo amati. Ma non basta, perché tu sei il mio compiacimento, mi piace stare con te, in te mi realizzo. Questo hanno capito i nostri amati protettori e hanno detto il loro sì a Dio con la loro vita; adesso spetta a noi.

Dopo questa breve riflessione su come dobbiamo prepararci alla festa, colgo anche l’occasione per ringraziarvi per la vostra encomiabile generosità nei confronti dei nostri Santi.

Parroco Rettore
don Nicola Modarelli

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