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Synpherusa
Marzo 2021

di Roberto Bonin

“Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità”, soleva dire il grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Ed è proprio così. Credere in qualcosa di diverso dalla, seppur cruda e terribile, realtà è forse una dei peggiori modi per trarre in inganno se stessi e gli altri.
Il dilagare in rete (e non solo) delle fake news - le cosiddette “bufale” - è sicuramente un fenomeno in espansione e praticamente inarrestabile, soprattutto in questo periodo sciagurato, contrassegnato dal perdurare della pandemia di coronavirus.

Teorie del complotto e della cospirazione, attacchi tra diversi schieramenti politici, diverse credenze religiose o diverse tifoserie calcistiche, o addirittura critiche infondate a divi dello sport o dello spettacolo: la diffusione di notizie false e tendenziose non risparmia proprio nessuno.
E, come se non bastasse, ormai non ci si fa quasi più caso, come se si fosse definitivamente accettata per normale consuetudine. Ma se è seppur vero che le notizie false sono sempre esistite, e sempre esisteranno, è altrettanto vero che cercare di distinguere tra ciò che è realtà e ciò che è finzione è un “dovere” sacrosanto di ognuno di noi.
Basti solo pensare che, nel periodo pandemico, il servizio di fact-checking NewsGuard ha identificato ben 179 siti di notizie registrati in tutto il mondo, Italia compresa, che hanno pubblicato informazioni che si sono rivelate false, mentre la Bbc ha stimato a 50 milioni il numero di interazioni generato dalla condivisione dei contenuti falsi sui principali social media. Addirittura, secondo l’agenzia stampa Axios, quasi 13mila fake news sono state diffuse su Twitter, Reddit e Facebook nei giorni successivi al 24 gennaio 2020, quando venivano confermati i primi contagi in Europa.
Come fare, quindi, per distinguere tra ciò che è “vero” da ciò che è molto probabilmente falso? A differenza di ciò che si pensa, gli strumenti a nostra disposizione sono davvero molti: innanzitutto, come recita una delle regole fondamentali del giornalismo, le notizie e le loro fonti, vanno sempre verificate. Appunto per questo motivo, dopo aver letto una notizia per lo meno “sospetta”,è sempre meglio verificarne la veridicità sui siti web o gli organi di informazione degli enti o delle organizzazioni coinvolte. In caso di notizie di interesse medico o sanitario, è sempre bene poi cercare di capire se tali affermazioni fanno o meno riferimento a studi effettuati da istituzioni scientifiche accreditate e le modalità con cui sono stati effettuati. In questo caso è sempre bene porsi delle domande assolutamente indispensabili: “Chi sono gli autori dello studio?”, “Su quale rivista o pubblicazione è stato presentato lo studio?”, “Su quanti soggetti è stato effettuato lo studio?”, “Quale tipo di sperimentazione è stata effettuata?”, “Quali sono i contenuti e le conclusioni dello studio?”.
Esistono poi dei semplici trucchi da mettere in atto per capire, o anche solo sospettare, della reale veridicità di una notizia: innanzitutto è sempre bene non lasciarsi mai trarre in inganno dai titoli eclatanti e sensazionalistici (i cosiddetti “acchiappaclick”, nda) che, una volta scorso il contenuto dell’articolo, perdono via via di significato. Particolare attenzione va prestata anche alla natura del magazine e del dominio web in cui è stata pubblicata la notizia: diffidare sempre di magazine con testate e nomi a dominio del tutto improbabili e a volte anche ironici e provocatori. È poi sempre bene cercare di capire chi si cela realmente dietro a una testata: chiedersi sempre “l’articolo o la notizia in esame ha una firma?”, “il magazine è una testata giornalistica regolarmente registrata al tribunale di appartenenza e ha un direttore responsabile?”, “chi è il legittimo proprietario della testata?”. In genere, una vera e propria testata giornalistica, con redattori e collaboratori iscritti all’Ordine Nazionale dei Giornalisti dovrebbero sempre assicurare una certa veridicità e autenticità delle notizie pubblicate.
Un’altra escamotage è quella di verificare sempre se, dietro al lancio di una notizia tanto eclatante, non si nasconda in realtà qualche comunicazione pubblicitaria: capita purtroppo spesso, infatti, che una volta cliccato su un titolo particolarmente “invitante” si viene poi reindirizzati su una pagina che commercializza un particolare prodotto, spesso dalle proprietà miracolose. Lo stesso dicasi per siti web che, dietro la diffusione di notizie tanto clamorose, nascondono in realtà il collegamento a materiale propagandistico di gruppi politici (spesso estremisti), sette religiose od organizzazioni non ben definite.
È sempre bene anche prestare massima attenzione a ciò che restituiscono i motori di ricerca: in base alle nostre preferenze e alla natura semantica dei loro algoritmi, può capitare infatti che il risultato delle nostre ricerche non sia esattamente in linea con ciò che desideriamo realmente trovare in rete, dirottandoci così in siti web del tutto improbabili e di dubbia provenienza.
Mai e poi mai, infine, lasciarsi coinvolgere nella “mania” – e, purtroppo, anche “moda” - del complotto e della cospirazione, che vede il dilagare di teorie del tutto astruse e prive di qualsiasi fondamento. Il mistero ha da sempre attirato – giustamente - la curiosità dell’uomo, ma un conto essere affascinati da fenomeni inspiegabili o dalla natura esoterica e un altro conto è lasciarsi coinvolgere in storie fantasose e astruse, per non dire addirittura ridicole.
Diffidare, inoltre, dei cosiddetti “haters” (gli “odiatori seriali”, nda), ossia quelli che sembrano avercela con il mondo intero, e, peggio ancora, dei “narcisisti del web”, quelli che vogliono essere sempre al centro dell’attenzione. Da buoni “animali da tastiera” questi individui amano passare gran parte del loro tempo a diffondere notizie palesemente false e tendenziose al solo scopo di sfogare la loro rabbia e appagare il loro ego al fine di ritagliarsi una piccola fetta di celebrità.
E – purtroppo - non finisce qui. Non solo le notizie possono essere false, ma anche le immagini spesso e volentieri lo sono: grazie infatti ai più moderni software di fotoritocco i nostri occhi possono venire ingannati da ciò che i malintenzionati vogliono farci vedere, o meglio vogliono farci credere di vedere. Non esistono solo i fotomontaggi: a volte basta anche solo un piccolo taglio in un punto preciso di un’immagine per fargli cambiare totalmente il significato o il suo messaggio intrinseco.
Senza dimenticare, poi, che la diffusione di fake news potrebbe anche avere dei risvolti e delle conseguenze anche a livello legale, in barba a chi pensa che nel web tutto sia permesso e che tutte le attività svolte in rete rimangano sempre impunite, illudendosi di rimanere del tutto anonimi, e quindi invisibili: l’imprudenza delle proprie azioni in rete potrebbe infatti portare anche al rischio di essere chiamati a rispondere per la violazione di alcuni reati penali o civili come ad esempio, solo per citarne alcuni: Abuso della credulità popolare, Offesa della reputazione altrui, Turbativa del mercato interno dei valori e delle merci, Truffa o Concorrenza sleale.
Come in tutte le cose, quindi, occorre sempre utilizzare del buon senso e, soprattutto, pensare sempre con la propria testa e non con quella dei nostri contatti in rete. Purtroppo, e senza offesa per nesuno, bisogna sempre tenere bene in mente quello che il compianto Umberto Eco aveva azzardato affermare a suo tempo: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”.