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Synpherusa
Marzo 2021

focus di approfondimento - Prima parte
di Giuseppe Rinaldi

Conosciamo bene la storia locale, che ampiamente e approfonditamente ci ha trasmesso negli anni notizie relative all’arrivo dei monaci greci presso il territorio di San Chirico a ridosso del 980 d.C., con la successiva erezione del monumento badiale, che oggi possiamo ammirare nelle sue più fini caratteristiche architettoniche.
Per approcciarsi a questa epoca storica, in ogni modo, è necessario ampliare lo sguardo su quelli che sono stati gli scenari interessanti l’ampio bacino del Mediterraneo, tra Oriente e Occidente. Interessi espansionistici imperiali e rapporti Stato-Chiesa costituiscono i moventi che andremo a delineare.

Le “migrazioni monastiche” non si consumarono in un unico evento compartimentalizzato, ma in più tappe, caratterizzate da significati diversi. In effetti, mentre in prima battuta, i monaci si spostarono verso la penisola italiana contemporaneamente alle operazioni di espansione imperiale, solo successivamente si aprì lo scenario sulle persecuzioni iconoclaste, ultima fase degli eventi migratori…ma vedremo più tardi.
Sorgono, dunque, molte domande: in cosa è consistito effettivamente il grande fenomeno del monachesimo italo-greco e in quale frangente preciso di questo arco storico si inquadrano gli eventi di San Chirico? Quali motivazioni si celano dietro i fenomeni migratori monastici; quali territori furono raggiunti e in che epoca precisa?
A queste ed altre domande ho cercato di far chiarezza attraverso il focus proposto, soprattutto, per inquadrare la complessa epoca storica all’interno della quale si qualificano i singoli eventi. Restano ancora molti gli interrogativi da chiarire e gli approfondimenti da realizzare, secondo un approccio storiografico capace di interpretare criticamente il delicato contesto.

Il periodo storico
Dobbiamo collocarci mentalmente in un’epoca compresa tra il 395 ad il 1453 d.C., in cui la dominazione dell’Impero Bizantino interessò anche l’Italia, seppure a fasi alterne o territorialmente circoscritte. In questo contesto imperiale andrà ad inscenarsi inizialmente il fenomeno della fioritura e, successivamente, quello della persecuzione monastica.
L’Impero romano d’Oriente, detto Bizantino come distinzione rispetto all’Impero romano d’Occidente, aveva come Capitale Costantinopoli (l’attuale Istanbul), fondata dall’Imperatore Costantino su quello che era il sito dell’antica Bisanzio.
Con la scissione dell’ antico Impero romano, fondato nel 27 a.C. da Ottaviano Augusto, l’impero fu diviso, presumibilmente, nei due territori occidentale e orientale, nel 395 d.C. Non si deve pensare, però, ad una divisione netta che si realizzò, invece, in maniera lenta e graduale. Infatti, già con la riforma monetaria di Diocleziano (284-305 d.C.), iniziarono a prendere forma delle tendenze spirituali e di costumi, rispettivamente latine ed ellenistiche, che lasciavano presagire orientamenti e vocazioni diverse nei territori. La graduale separazione territoriale si evince anche dalla lingua ufficiale di Stato, che fino al 610 fu quella latina, segno emblematico dell’Occidente e che solo successivamente si lasciò il posto a quella greca.
Con la deposizione di Romolo Augusto, a governo dell’Impero romano d’Occidente fino al 476 d.C., si identifica la fine dello stesso e gli imperatori di Bisanzio rivendicarono l’imperium sull’occidente.
Con Giustiniano I, ultimo Imperatore bizantino di cultura latina (dal 527 al 565 d.C.), venne attuato un progetto espansionistico imperiale, noto come Renovatio imperii (durante la guerra greco–gotica, durata dal 535 al 553), necessario a riconquistare quella fetta di territori appartenuti all’ormai caduto Impero Romano d’Occidente (tra cui l’Italia), con il sogno di riedificare l’antico Impero Romano sotto un unico Imperatore, la cui sede governativa fosse collocata a Costantinopoli. La vittoria dell’Impero bizantino portò alla riconquista della città di Ravenna, capitale dei Goti, nel 539.
Di religione cristiana e di cultura prevalentemente greca, nell’Impero bizantino imperò, come forma di governo, l’autocrazia (monarchia assoluta), che i Basileus (Imperatori bizantini) esercitarono su un bacino geografico esteso tra il Mar Mediterraneo, i Balcani e l’Anatolia.
Il mondo religioso bizantino fu fortemente caratterizzato dal monachesimo, che rappresentò uno degli eventi più importanti della Chiesa bizantina.

Lo scenario e gli afflussi monastici nel Mezzogiorno d’Italia
Conclusa la guerra greco-gotica, iniziata nel 535 e terminata nel 553, durante la quale l’Impero bizantino si vide contrapposto agli Ostrogoti per la conquista di territori appartenenti all’Impero romano d’Occidente, tutta l’Italia meridionale divenne bizantina. Si può supporre, quindi, che la prima bizantinizzazione dei territori meridionali d’Italia avvenne, in primis, per le conquiste militari dello stesso esercito bizantino, coadiuvato contemporaneamente e successivamente, si ipotizza, dall’attività dei monaci cosiddetti “greci” (di disciplina bizantina). Questi, inseriti nel grande filone del monachesimo orientale, non appartennero tutti alla famiglia basiliana, come erroneamente si pensa. Non furono, quindi, raggruppati in un’unica corporazione e portarono, tra l’altro, con essi diverse forme e modelli di vita, quali l’anacoretismo (vita solitaria), il cenobitismo (vita comune) ed una forma intermedia detta lavriotica.
La Lucania occidentale (dalla valle del Tanagro al mare tra Lao e Sele), che non fu mai politicamente bizantina, fu interessata dal fenomeno attraverso “un’opera di colonizzazione monastica”, con la quale si preparava il territorio ad accogliere il dominio bizantino, a cui gli asceti furono sempre legati.
Leggiamo nel testo di Biagio Cappelli-studioso di grecità medioevale:
“Si pensa perciò che, mentre la grecità della Calabria meridionale e della Terra d’Otranto, sia da ricondurre oltre che al monachesimo, anche all’azione del dominio stesso (…), la grecità della Lucania occidentale postula altre cause. Uno dei motivi sembrerebbe essere correlato ai commerci e ai traffici o comunque proveniente dai territori più a lungo bizantini, interessati all’intensa azione del monachesimo basiliano anche in quei luoghi. Si ipotizza che, l’ellenizzazione vada attribuita in massima parte all’espansione monastica, che in alcune zone accompagnò e in altre precedette e preparò la dominazione bizantina, la quale invece, in qualche regione non ebbe mai a manifestarsi”.
Notizie certe, sulla prima presenza di cenobi greci nel Mezzogiorno, rimandano alla Sicilia nei primi decenni del VII secolo (primi decenni del 600 d.C.). Tra la seconda metà del VI e quella dell’XI secolo, si verificò una crescente bizantinizzazione di ampi territori meridionali. Il monachesimo greco in Italia ebbe lunga vita, grazie alla presenza di popolazioni ellenofone (di lingua grika: forma linguistica di greco arcaico) e all’arrivo di correnti migratorie albanesi.
Detto ciò, riportiamo quanto proposto dal Cappelli, riguardante le probabili tappe degli afflussi ascetici del meridione d’Italia:
1. Il primo afflusso si presume abbia seguito di pari passo le armate dell’Impero bizantino durante la guerra greco-gotica che, come tutte le altre imprese militari dell’Impero, aveva senza dubbio un carattere religioso;
2. In seguito, probabilmente, altri nuclei monastici affluirono al Mezzogiorno italiano dalla penisola balcanica, sconvolta alla fine del VI secolo dall’invasione avara, mentre nella metà del secolo successivo si verificò un più vasto movimento immigratorio, costituito da quei monaci costretti ad abbandonare le regioni del medio Oriente e l’Egitto, su cui si abbatté la conquista araba.
3. Nella prima metà del secolo VIII, la politica religiosa bizantina spinse altre ondate monastiche verso i porti italiani, con riferimento alle persecuzioni iconoclaste.
Notiamo chiaramente che, le persecuzioni iconoclaste rappresentarono solo l’ultimo di altri eventi, attinenti il passaggio dei monaci orientali nel sud Italia; inoltre, durante quest’ultimo periodo, gli stessi monaci non ebbero come obiettivo d’arrivo quello di dirigersi verso regioni italiane sottoposte ai Basileus, ove vigevano le medesime leggi contro le immagini. Tali aree furono usate solo come via di transito per raggiungere i territori del centro Italia (a dominazione longobarda), in cui poter trovare rifugio sicuro. Il fenomeno di bizantinizzazione iniziò a prendere piede, quindi, anche in queste ultime zone. Lo stesso San Nilo da Rossano – monaco basiliano, dalla Calabria si portò fino a Grottaferrata, in prossimità di Roma, in cui fondò un importante monastero, ancora oggi retto dall’Ordine Basiliani.
Si riferisce che i paesi consigliati come luogo di fuga dovessero essere il più lontano possibile dall’ira iconoclasta (regione romana, napoletana e territori vicini). Venne dunque a generarsi una duplice direttrice di marcia: una che, partendo dalla Terra d’Otranto si dirigeva dalla Puglia fino al Bradano (in Lucania); l’altra che, muovendo dalla Sicilia e dalla Calabria meridionale, si dirigeva verso la parte settentrionale di questa regione e verso la Lucania.
Presumibilmente, è possibile mappare la dominazione bizantina italiana nel seguente modo:
Il dominio dei Basileus sul territorio italiano è da attestarsi tra il VI e il IX secolo. Dopo una prima dominazione del territorio, verificatasi con la guerra greco-gotica, un prosieguo della stessa si registrò a partire dal 572, mediante la presenza di una circoscrizione – l’Esarcato d’Italia (distretto amministrativo guidato da un Esarca) con sede a Ravenna – che esercitò un dominio militare e civile, soprattutto, sulle regioni del Mezzogiorno. Questo, fino al tardo Medioevo, allorquando con la disfatta del regno bizantino in Occidente, vennero meno anche gli Esarcati.
Dall’ 800 in poi, numerose incursioni arabe nell’area del Mediterraneo occidentale portarono all’invasione della Sicilia bizantina, difesa dall’Impero per ben settantacinque anni, prima di cedere il passo agli invasori. Seguirono altre numerose incursioni nei territori meridionali, che spinsero l’Imperatore Teofilo a riagganciare rapporti con l’Occidente, che però non approdarono a nulla. Con la Dinastia macedone (dall’867 al 1056), Bisanzio recupererà per l’ultima volta terreno in Puglia, Calabria e Lucania, fino alla completa sconfitta e cacciata dall’Italia nel 1071.
La Calabria settentrionale, la Lucania centrale ed orientale e la Puglia, furono bizantine dall’ 886 alla metà dell’anno 1000. La Calabria meridionale e la Terra d’Otranto, invece, lo furono già dal 554.
Schematizzando:
535-553 ca.: con la guerra greco-gotica tutta l’Italia, isole comprese, fu inglobata dall’Impero bizantino;
568-751 ca.: durante il periodo longobardo, Calabria e Puglia Orientale conservarono il dominio bizantino, sotto la giurisdizione dell’Esarcato d’Italia;
800-1025 ca.: con le incursioni dei Saraceni, buona parte del Sud Italia continuò ad essere dominato dai Bizantini (Puglia, Calabria, Basilicata);
1071: i Bizantini furono definitivamente scacciati dall’Italia.